mercoledì 10 giugno 2009

Ultima di BRUNETTA - La Povertà Diminuisce

La crisi avrà anche creato 300-400 mila disoccupati e cassaintegrati in più, ma l'effetto vero, più significativo, è in realtà un altro ed è tutt'altro che negativo: negli ultimi 12 mesi per 30 milioni di lavoratori e pensionati il potere d'acquisto è aumentato, tanto che la povertà nel Paese è diminuita. E' questo, secondo il ministro della P.A., Renato Brunetta, l'impatto che la crisi economica internazionale ha avuto in Italia. Un Paese in cui le conseguenze sono state "gravi ma non gravissime" e in cui, in fin dei conti, è rimasto inalterato, se non è addirittura migliorato, lo status sociale di chi ha un reddito fisso. Un'interpretazione "paradossale e controcorrente", come la definisce lo stesso ministro, che ha fatto rumoreggiare la platea di imprenditori e di amministratori pubblici riuniti per la giornata nazionale dell'innovazione. E che ha scatenato la reazione di sindacati e associazioni dei consumatori, secondo i quali il ministro descrive "un mondo immaginario". Nella giornata in cui la Cei ha denunciato uno "sfilacciamento" sociale e un aumento delle disuguaglianze, Brunetta è salito sul palco dell'Auditorium di Confindustria spiegando che la crisi ha creato 300-400 mila disoccupati- cassaintegrati, ma tutti con un'integrazione al reddito: "é un dato grave, ma non gravissimo. Continuiamo infatti ad avere 15 milioni di posti da lavoro dipendente per i quali le dinamiche salariali progrediscono del 3-4% annuo e il potere d'acquisto è aumentato. Questo spiega perché non ci sia in Italia una crisi sociale". Stesso dicasi per 16-17 milioni di pensionati. In totale "30 milioni di redditi che in questi 12 mesi hanno mantenuto o incrementato il potere d'acquisto". Il vero impatto negativo della crisi è dunque da cercare altrove, cioé tra i lavoratori autonomi che hanno visto il loro fatturato diminuire tra il 30 e il 40%. La "lezione" del ministro-economista è però piaciuta poco alla sala che ha cominciato mugugnare: "Rumoreggiate quanto volete - ha reagito Brunetta - queste sono le statistiche". Più che rumoreggiare sono invece insorti i sindacati. "La crisi non è una categoria dello spirito" per chi è in cassa integrazione o ha perso il posto di lavoro e sta "pagando in termini reali", replica il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. "Speravamo che il ministro Brunetta avesse capito che la realtà è ben diversa dal mondo virtuale in cui il Paese é stato costretto a vivere. Ma il ministro - rincara la dose Carlo Podda, segretario generale della Fp-Cgil - è tornato a parlare agli italiani di un mondo immaginario". Gianni Baratta, segretario confederale della Cisl, fa notare come dal '93 il valore reale delle pensioni sia diminuito del 30%, mentre per Renata Polverini, numero uno dell'Ugl, il problema del potere d'acquisto resta tutt'ora "irrisolto". Sul piede di guerra infine anche i consumatori: "Brunetta - dicono - vive all'estero" e non conosce la realtà italiana. I suoi sono spot politici che dovrebbero essere denunciati per pubblicità ingannevole. (ANSA).
Essere poveri non significa solo avere nulle o scarse disponibilità di risorse, non avere lavoro, stipendio, soldi, casa. C'è una nuova povertà, che abita nelle nostre città, nei nostri quartieri, nei nostri condomini, nella porta accanto, una povertà invisibile, diffusa e nascosta, spesso tenuta segreta da sentimenti di vergogna, una povertà che esula dai tradizionali clichè e per questo difficile da riconoscere e quindi anche insidiosa e pericolosa. Una povertà che nasce in questa era post-moderna, nel cuore di una ricca società post-industriale, dove il lavoro non è più la garanzia contro l'insicurezza, l'instabilità e la miseria. Qui da noi li definiamo "nuovi poveri", negli Stati Uniti sono chiamati "working poors", lavoratori poveri, ossia persone che pur avendo una occupazione professionale hanno un tenore di vita molto vicino a quello di un disoccupato, perchè il salario risulta inadeguato per vivere una vita dignitosa. Vengono chiamati anche "poveri in giacca e cravatta", persone che lavorano ma percepiscono redditi troppo bassi e stentano ad arrivare alla fine del mese. Il fenomeno tocca quasi tutte le categorie professionali: dal pubblico impiego alla piccola e media impresa, dall'edilizia all'artigianato, dal dipendente al lavoratore atipico, dai pensionati ai giovani in cerca di occupazione. I nuovi poveri sono stati definiti anche "i penultimi", per individuare un ceto medio che ha perso speranza e coraggio, che non riesce più a puntare verso l'alto della piramide sociale, ma si sente risucchiato verso il basso, e sfiora pericolosamente la soglia di povertà fino spesso a oltrepassarla, risultando così schiacciato verso l'indigenza. Sono chiamati anche "poveri grigi", in bilico tra normalità e miseria, strane creature cacciate dal pianeta del benessere e precipitate all'improvviso nel mondo del bisogno, avvolte da un alone oscuro che le nasconde e le rende difficili da individuare e riconoscere. E' la povertà dei non poveri (nel senso tradizionale del termine), la povertà determinata da un equilibrio socio-economico troppo precario ed altalenante.

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