sabato 20 giugno 2009

Carta dei diritti fondamentali - dell'Unione Europea

La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (UE) costituisce la sintesi dei valori condivisi dagli Stati membri dell'UE e riunisce per la prima volta in un unico testo i diritti civili e politici classici e i diritti economici e sociali. La sua finalità è enunciata nel preambolo: "è necessario, rendendoli più visibili in una Carta, rafforzare la tutela dei diritti fondamentali alla luce dell'evoluzione della società, del progresso sociale e degli sviluppi scientifici e tecnologici".

Contesto
Nel giugno 1999 il Consiglio europeo di Colonia ha ritenuto che fosse opportuno riunire in una Carta i diritti fondamentali riconosciuti nell'UE, per dare loro maggiore visibilità. Secondo le aspettative dei capi di Stato o di Governo, tale Carta doveva comprendere i principi generali sanciti dalla Convenzione del 1950 del Consiglio d'Europa, quelli risultanti dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri, i diritti fondamentali attribuiti ai cittadini dell'Unione, i diritti economici e sociali enunciati nella Carta sociale europea e nella Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori ed i principi derivanti dalla giurisprudenza della Corte di giustizia e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
La carta è stata elaborata da una Convenzione composta da rappresentanti dei capi di Stato o di Governo degli Stati membri, da un rappresentante del presidente della Commissione europea, da membri del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali. Adottata ufficialmente a Nizza nel dicembre 2000 dai presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione, rappresenta un impegno politico, senza effetto giuridico vincolante.
Nel trattato di Lisbona, che modifica i trattati ed è ora in fase di ratifica, alla carta è stato conferito un effetto vincolante perché le è stato riconosciuto lo stesso valore giuridico dei trattati. A tal fine, la carta è stata proclamata una seconda volta nel dicembre 2007.
Contenuto
Per la prima volta si trovano riuniti in un unico documento tutti i diritti, che prima erano dispersi in vari strumenti legislativi, quali le legislazioni nazionali e le convenzioni internazionali del Consiglio d'Europa, delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione internazionale del lavoro. Grazie alla visibilità e alla chiarezza che la carta conferisce ai diritti fondamentali, essa contribuisce a sviluppare il concetto di cittadinanza dell'Unione ed a creare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. La carta rafforza la certezza del diritto per quanto riguarda la tutela dei diritti fondamentali, che prima era garantita unicamente dalla giurisprudenza della Corte di giustizia e dall'articolo 6 del trattato UE.
La carta comprende un preambolo introduttivo e 54 articoli, suddivisi in sette capi:
· capo I: Dignità (dignità umana, diritto alla vita, diritto all'integrità della persona, proibizione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, proibizione della schiavitù e del lavoro forzato);
· capo II: Libertà (diritto alla libertà e alla sicurezza, rispetto della vita privata e della vita familiare, protezione dei dati di carattere personale, diritto di sposarsi e di costituire una famiglia, libertà di pensiero, di coscienza e di religione, libertà di espressione e d'informazione, libertà di riunione e di associazione, libertà delle arti e delle scienze, diritto all'istruzione, libertà professionale e diritto di lavorare, libertà d'impresa, diritto di proprietà, diritto di asilo, protezione in caso di allontanamento, di espulsione e di estradizione);
· capo III: Uguaglianza (uguaglianza davanti alla legge, non discriminazione, diversità culturale, religiose e linguistica, parità tra uomini e donne, diritti del bambino, diritti degli anziani, inserimento dei disabili);
· capo IV: Solidarietà (diritto dei lavoratori all'informazione e alla consultazione nell'ambito dell'impresa, diritto di negoziazione e di azioni collettive, diritto di accesso ai servizi di collocamento, tutela in caso di licenziamento ingiustificato, condizioni di lavoro giuste ed eque, divieto del lavoro minorile e protezione dei giovani sul luogo di lavoro, vita familiare e vita professionale, sicurezza sociale e assistenza sociale, protezione della salute, accesso ai servizi d'interesse economico generale, tutela dell'ambiente, protezione dei consumatori);
· capo V: Cittadinanza (diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni del Parlamento europeo, diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali, diritto ad una buona amministrazione, diritto d'accesso ai documenti, mediatore, diritto di petizione, libertà di circolazione e di soggiorno, tutela diplomatica e consolare);
· capo VI: Giustizia (diritto a un ricorso effettivo e a un giudice imparziale, presunzione di innocenza e diritti della difesa, principi della legalità e della proporzionalità dei reati e delle pene, diritto di non essere giudicato o punito due volte per lo stesso reato);
· capo VII: Disposizioni generali.
In linea generale, i diritti menzionati sono riconosciuti a tutti. Nondimeno, la carta fa riferimento anche a categorie aventi particolari esigenze (i minorenni, gli anziani, le persone affette da disabilità). Inoltre, il capo V tratta la situazione specifica del cittadino europeo, richiamandosi ad alcuni diritti già enunciati nei trattati (libertà di circolazione e di soggiorno, diritto di voto, diritto di petizione) e introducendo il diritto a una buona amministrazione.Tenuto conto dell'evoluzione sociale, oltre ai diritti classici (diritto alla vita, libertà di parola, diritto a un ricorso effettivo, ecc.) la carta enuncia diritti non figuranti nella Convenzione del 1950 del Consiglio d'Europa (protezione dei dati personali, bioetica, ecc.). Conformemente ad alcune legislazioni nazionali, la carta riconosce per il costituirsi della famiglia, modalità diverse dal matrimonio. Inoltre, non si parla più di matrimonio tra uomo e donna, ma semplicemente di matrimonio.
Campo di applicazione
Le disposizioni generali mirano a stabilire i nessi tra la carta e la Convenzione europea dei diritti dell'uomo (CEDU) ed a determinare il campo d'applicazione della carta: essa si applica alle istituzioni europee nel rispetto del principio della sussidiarietà e in nessun caso può ampliare le competenze ed i compiti a queste attribuiti dai trattati. I principi della carta si applicano anche agli Stati membri (alle autorità nazionali a livello centrale, regionale o locale), nell'ambito della loro attuazione della normativa comunitaria. Del resto, il dovere degli Stati membri di rispettare i diritti fondamentali nel contesto del diritto comunitario era già stato confermato dalla giurisprudenza della Corte di giustizia (si veda, per esempio, la causa C 292/97).
La carta come parametro di riferimento in sede giudiziaria
Regolarmente menzionata dagli avvocati generali, la carta ha influito più volte sulle conclusioni della Corte di giustizia delle Comunità europee (CGCE). Le conclusioni degli avvocati generali non sono vincolanti per la Corte di giustizia, ma suggeriscono soluzioni giuridiche a cui essa può ispirarsi. Qualche volta, le conclusioni comprendono un riferimento soltanto marginale alla carta, ma in certi casi gli avvocati generali se ne sono avvalsi per interpretare i diritti fondamentali, rammentando tuttavia che essa non è vincolante. Dunque, pur non avendo status giuridico, la carta non è priva di efficacia. I tre avvocati generali Tizzano, Léger e Mischo hanno dichiarato che "la carta ha innegabilmente collocato i diritti che ne costituiscono l'oggetto al più alto rango dei valori comuni agli Stati membri". Nella sentenza del 27 giugno 2006 relativa alla direttiva sul ricongiungimento familiare (causa C-540/03), per la prima volta la Corte di giustizia ha fatto esplicitamente riferimento alla carta sottolineandone l'importanza.
La rete di esperti indipendenti in materia di diritti dell'uomo
Nella sua relazione del 2000 riguardante la situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea (2000/2231(INI)), il Parlamento europeo aveva raccomandato di costituire una rete di esperti autorevoli in materia di diritti fondamentali, perché potessero valutare l'attuazione di ciascuno dei diritti enunciati nella carta. La rete è stata costituita nel settembre del 2002 e il 31 marzo 2003 ha presentato la prima "Relazione sulla situazione dei diritti fondamentali nell'Unione europea e negli Stati membri nel 2002", compendiando le relazioni nazionali elaborate dai singoli esperti e rivolgendo raccomandazioni alle istituzioni e agli Stati membri. La rete era finanziata come "azione preparatoria", conformemente all'articolo 49 del regolamento finanziario (regolamento n. 1605/2002 del Consiglio), conclusasi nel settembre 2006. Un'azione preparatoria ha infatti una durata massima di tre anni e non può essere prorogata.

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