martedì 20 ottobre 2009

La riforma Brunetta

Quella che Brunetta in maniera pomposa ha chiamato riforma, è solo un insieme di norme che riporta la Pubblica Amministrazione indietro di 20 anni', stante che le regole sulla pubblica amministrazione vengono fissate per legge e il contratto collettivo nazionale viene svuotato delle sue potenzialità e le risorse destinate ad incentivare la retribuzione di risultato sono di fatto sottratte ai rinnovi contrattuali”. La riforma divide i dipendenti pubblici in belli, brutti e cattivi: questi ultimi non percepirebbero alcun incentivo. Il rischio sta nel fatto che, ad ogni modo, i premi vengano attribuiti dal dirigente per simpatia o antipatia, appartenenza politica, sindacale, od altro, senza tenere conto che dietro ai dipendenti vi sono comunque le famiglie”.
La riforma ha previsto, inoltre nel nuovo sistema di valutazione, delle commissioni a livello nazionale e nelle singole amministrazioni con probabile sperpero di ‘‘ingenti risorse’’a scapito di chi lavora un minimo di 36 ore o più settimanali per meno o poco più di 1200 euro al mese. Vi è da considerare, che quando si parla di applicazione di contratti nazionali o di incentivazione a contratti decentrati negli enti locali, si riferisce a risorse ed erogazioni del tutto irrisorie, per cui veramente non si comprende a cosa si riferisce ministro quando parla di ‘‘premialità’’ ai più meritevoli.
“La riforma de quo, di fatto, ha cancellato le relazioni sindacali, ha introdotto la mobilità coatta non tenendo conto del consenso del dipendente su eventuali trasferimenti d’ufficio, che comunque, sotto tutti gli aspetti mortifica la dignità della persona umana riducendola ad un mero numero della catena di montaggio della pubblica amministrazione ed in balia dell’umore del dirigente di turno.
Infine assurdo baluardo appare la doppia corsia d’accesso per la dirigenza, dove si prevede che il 50% dei dirigenti sarà scelto attraverso un concorso per titoli ed esami, e l’altro 50% con un concorso aperto a coloro che hanno particolari doti manageriali
Speriamo che si possano applicare i contratti sottoscritti precedentemente, nei quali si prevedeva di intervenire in maniera concreta per definire le funzioni dei lavoratori pubblici, come raggiungere gli obbiettivi prefissati e con quali strumenti. A mio avviso la valutazione può anche essere rimessa al giudizio dei cittadini beneficiari dei servizi resi.

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