lunedì 21 giugno 2010

Pena di morte - Omicidio legalizzato

Ronnie Lee Gardner: ha deciso di morire fucilato nel carcere di Salt Lake City (Utah)
Una modalità d’altri tempi e che Ronnie aveva scelto il 23 aprile scorso: il 17/06/2010 il governatore dello Utah “Gary Herbert” ha respinto l’ultima richiesta di clemenza presentata dai suoi avvocati «Il caso di Gardner è stato esaminato da numerosi tribunali in modo completo ed equo», con questa motivazione.
Pochi giorni prima un’altra istanza era stata respinta dal Board of Pardons and Parole (comitato che esamina le richieste di grazia) dello Utah. Lo Utah ha abolito le esecuzioni per fucilazione nel 2004 ma coloro che erano già stati condannati in quella data hanno conservato il diritto di scegliere come andare al creatore, se con l’iniezione letale o con un plotone d’esecuzione.
La fucilazione, ormai rarissima, segue un preciso rituale. Il condannato viene legato a una sedia. Cinque volontari, rappresentanti delle forze dell’ordine, si sistemano a otto metri da lui armati di fucili Winchester caricati con una cartuccia calibro 30: solo uno ha l’arma caricata a salve. Un obiettivo in tessuto bianco viene appuntato all’altezza del cuore del detenuto, la testa viene coperta con un cappuccio e i boia fanno fuoco, senza sapere chi tra loro causerà la sua morte.
Ronnie Lee Gardner era stato condannato a morte nel 1985 per duplice omicidio. Pochi mesi prima aveva ucciso, durante un litigio, il barista Melvyn Otterstrom. Poi, al processo, tentando di scappare dal tribunale ha colpito a morte uno dei giudici, Michael Burdell. La famiglia di questi, contraria alla pena di morte, aveva appoggiato la richiesta di clemenza presentata dai legali (e respinta dalla Corte Suprema), ma la famiglia del barista si è opposta.
Negli USA era da 14 anni che non veniva eseguita una condanna mediante fucilazione, e dal 1976, anno in cui è tornata in vigore la pena di morte sono 1.216 di cui: 1.042 per iniezione letale, 157 con la sedia elettrica, 11 con camera a gas, 3 per impiccagione, 3 per fucilazione.

La pena di morte è l'attuazione del principio etico-giuridico in base al quale lo Stato può decidere legittimamente di togliere la vita ad una persona.

Il primo stato al mondo ad abolire la pena di morte fu il Granducato di Toscana il 30 novembre 1786 con l'emanazione del nuovo codice penale toscano (Riforma criminale toscana o Leopoldina) firmato dal granduca Pietro Leopoldo (divenuto poi Leopoldo II del Sacro Romano Impero), influenzato dalle idee di pensatori come Cesare Beccaria; tale giornata è festa regionale in Toscana.
In Italia, gli stati preunitari prevedevano la pena di morte, che nel 1889 fu tuttavia abolita dall'ordinamento del Regno d'Italia con il codice Zanardelli. Reintrodotta dal fascismo per i più gravi delitti politici nel 1926, e per quelli comuni nel 1930, fu definitivamente sostituita con un decreto legislativo dell'agosto 1944, dopo la caduta del fascismo, dall'ergastolo. La Costituzione italiana, ribadendone all'articolo 27 il divieto e riaffermando il principio secondo il quale le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso dell'umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato, ha lasciato in vigore la pena di morte solo per i casi previsti dalle leggi militari di guerra; anche questi casi sono però definitivamente caduti nel 1994.
Nel 2007 è stata completamente espunta dalla Costituzione anche con riferimento alle leggi militari di guerra.
Oggi nella nostra Italia tutto è ammesso ….. si pensi che Spatuzza u tignusu, pluriomicida, pluristragista che scioglie i bambini nell'acido, che mangia panini mentre agita l'acido che scioglie, sol perché è un pentito viene osannato sulle piazze…. E forse riuscirà, raccontando minchiate e fantasiose puttanate, a salvarsi il culo dal dal 41 bis e dagli ergastoli che gli sono stati inflitti.
Gli americani degli USA definiscono il regime carcerario previsto dall'articolo 41-bis (praticato esclusivamente in Italia) peggiore della pena di morte. Così lo considera il giudice Sitgraves "la coercizione" del carcere duro imposto ai detenuti per mafia "non è da considerarsi collegata a nessuna sanzione legalmente imposta o punizione e quindi costituisce una tortura".
Con queste motivazioni viene motivata la mancata estradizione di Rosario Gambino perchè secondo il giudice "sarebbe arrestato e rinchiuso in un carcere disegnato per obbligare fisicamente e psicologicamente i criminali come lui a rivelare informazioni sulla Mafia".
Per Maggiori approfondimenti: http://vistidalontano.blogosfere.it/2007/10/usa-si-a-pena-di-morte-e-guantanamo-no-al-41bis.html
Nel dicembre 1995, Raffaele Cutolo venne assoggettato al 41 bis, e così commentò: "Le condizioni in cui è costretto a vivere un uomo sottoposto al regime del 41 bis, il carcere duro per i mafiosi, sono indegne per un paese civile; meglio la pena di morte che una vita dove è proibito fare e ricevere telefonate, parlare con altre persone se non con un familiare una volta al mese per un’ora, cucinarsi e svolgere qualsiasi attività ricreativa, culturale o sportiva".
Il diritto romano prevedeva la pena di morte, ma per i cittadini romani concedeva una speciale garanzia: una condanna a morte emanata in base all'imperium del magistrato, non poteva essere eseguita senza concedere al condannato la facoltà di fare appello ai comizi centuriati tramite l'istituto della provocatio ad populum. Cicerone che, da console, in occasione della Congiura di Catilina aveva fatto eseguire condanne a morte senza concedere la provocatio ad populum, fu condannato all'esilio a seguito della Lex Clodia.
Nella Bibbia sono elencate situazioni in cui nelle leggi, che Dio dà a Mosè per esporle al popolo ebraico, si stabilisce la pena capitale come punizione per determinate colpe: ad esempio, nell'Antico Testamento è scritto: « Colui che colpisce un uomo causandone la morte, sarà messo a morte. » (Esodo 21,12)
Nell'Antico Testamento (Genesi, 2,12-15), esistono alcuni passi in cui Dio condanna la vendetta umana, minacciando punizioni peggiori («sette volte» e «settanta volte sette») per chi avesse ucciso Caino e Lamech.
Pensatori cristiani come Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino sostengono la liceità della pena di morte sulla base del concetto della conservazione del bene comune. L'argomentazione di Tommaso d'Aquino è la seguente: « Come è lecito, anzi doveroso, estirpare un membro malato per salvare tutto il corpo, così quando una persona è divenuta un pericolo per la comunità o è causa di corruzione degli altri, essa viene eliminata per garantire la salvezza della comunità » (Summa theologiae II-II, q. 29, artt. 37-42.)
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1997) parla della pena di morte all'interno della trattazione sul quinto comandamento, "Non uccidere"
La pena di morte non ha alcun tipo di influenza sul tasso di criminalità, infatti i dati statistici ci insegnano che nei paesi dove è applicata, la criminalità non è diminuita, anzi in alcuni casi è addirittura aumentata.
A mio avviso la pena di morte è una pena inutile, una pena che oltre ad andare contro il diritto fondamentale della nostra esistenza, il diritto alla vita, lede una serie di disposizioni normative di carattere internazionale approvate anche dai paesi che sistematicamente applicano la pena capitale come pena "ordinaria".
Facendo una attenta analisi, infatti, la pena di morte e lesiva dell’art. 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, 10 dicembre 1948 non è un trattato internazionale ma, come si esprime nel suo preambolo, è un ideale comune da raggiungere da tutti i popoli e da tutte le nazioni, pertanto si afferma che non sia produttiva di norme giuridicamente obbligatorie; essa ha comunque una notevole importanza perché viene richiamata nel Preambolo della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali ed anche nel Patto internazionale dei diritti civili e politici. Da ciò è chiara l'anti-giuridicità della pena di morte.
Ronnie Lee Gardner, sicuramente era un assassino, ma in questo modo i “maestri di giustizia” si sono posti sul suo stesso piano. Anche loro sono diventati assassini, e lo giustificano con “giustizia è fatta” o frasi simili. Bisognerebbe dare a tutti un’altra possibilità perché la pena deve far riflettere, lo scorrere inesorabile del tempo a vuoto fa più male perché non c’è alternativa che arrendersi a questo tempo, tempo che può far riflettere. Un pena duratura è più efficace perché si protrae nel tempo, mentre la morte finisce e dopo i problemi legati alla vita si dissolvono.
Il sangue chiama a se altro sangue in tutte e due le direzioni.
Raramente nelle aule dei Tribunali umani la Vera Giustizia viene applicata e coloro che la richiedono devono saper aspettare con pazienza che la Vita renda loro Giustizia.
Questo è l’atteggiamento che il Vero Uomo DEVE avere nei rapporti umani e sociali.
Uccidere è sempre sbagliato, anche quando a uccidere è lo Stato.
PAESI IN CUI LA PENA DI MORTE È ATTUALMENTE IN VIGORE
(fonte Amnesty International)

AFGHANISTAN
ALGERIA
ANTIGUA E BARBUDA
ARABIA SAUDITA
ARMENIA
BAHAMAS
BAHRAIN
BANGLADESH
BARBADOS
BELIZE
BENIN
BIELORUSSIA
BIRMANIA
BOTSWANA
BULGARIA
BURKINA FASO
BURUNDI
CAMERUN
CILE
CINA
CIAD
COMORE
CONGO
COREA DEL NORD
COREA DEL SUD
CUBA
DOMINICA
EGITTO
EMIRATI ARABI UNITI
ERITREA
ETIOPIA
GABON
GHANA
GIAMAICA
GIAPPONE
GIORDANIA
GUATEMALA
GUINEA
GUINEA EQUATORIALE
GUYANA
INDIA
INDONESIA
IRAN
IRAQ
KAZAKSTAN
KENYA
KUWAIT
KIRGHIZISTAN
LAOS
LESOTHO
LETTONIA
LIBANO
LIBERIA
LIBIA
LITUANIA
MALAWI
MALAYSIA
MAROCCO
MAURITANIA
MONGOLIA
NIGERIA
OMAN
PAKISTAN
PALESTINA
QATAR
RUSSIA
SAINT CHRISTOPHER E NEVIS
SAINT LUCIA
SAINT VINCENT E GRENADINES
SIERRA LEONE
SINGAPORE
SIRIA
SOMALIA
STATI UNITI D'AMERICA
SUDAN
SWAZILAND
TAILANDIA
TAIWAN
TAJIKISTAN
TANZANIA
TRINIDAD E TOBAGO
TUNISIA
TURKMENISTAN
UCRAINA
UGANDA
UZBEKISTAN
VIET NAM
YEMEN
YUGOSLAVIA
ZAMBIA
ZIMBABWE
TOTALE: 91 Paesi e territori

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