sabato 28 agosto 2010

Honda CBR 1000 RR Fireblade – Quanto ti amo?


Scarico giù le marce come fossero corde arpeggiate dalle dita di un chitarrista, ed intanto spingo con il gas ed il Dual Stage Fuel Injection System rimbomba, si sente la melodia delle bielle, delle valvole “in titanio” che armoniosamente caricano e scaricano la pressione di pistoni che pompano dentro i cilindri. Un susseguirsi di movimenti perfetti, costruiti da mani sapienti. Stacco la sesta marcia e si vola via come fosse un razzo in decollo.
A questa velocità non c’è nulla che potrebbe rimanere intatto anche ad una sola semplice scivolata.
L’asfalto caldo scorre sotto le mie scarpe, sento l’odore della di morte.
Sfioro la leva del freno, come si fa con il seno di una donna che quasi ci sta. Provo la stessa ebbrezza, lo stesso gusto di osare qualcosa di proibito. La moto non reagisce in modo brusco, ma si abbassa lievemente in avanti, quasi ad accogliermi meglio. È un invito all’unione perfetta (sento che ti amo e ti amerò per sempre). Il led luminoso indica un regime del motore sempre più elevato ed ogni volta che scalo una marcia, i pistoni pompano dentro i cilindri. La velocità cala, si approssima una curva tosta. Cambio posizione sulla sella, mi affaccio sul vuoto della strada, ormai senza più vertigine. La moto s’inclina, so che devo tirare più dentro la punta della mia scarpa se non voglio che tocchi terra. Mi abbasso ancora con la forcella che affonda, una mano tocca il freno, l’altra sfiora appena la frizione. Sento la ruota posteriore scomporsi un pò, è il momento di aprire il gas. Lo faccio con calma (guai a scatenare la belva se sbagli col gas sono cazzi amari), la moto ritrova il suo assetto ottimale. Inizio la risalita con la ruota posteriore in piena trazione, mi godo una lieve, impercettibile, derapata.
Adesso vedo il contagiri schizzare in alto, superati gli ottomila, il rumore degli scarichi cambia (coppia massima), diventa un ruggito che accompagna un salto inconsapevole nell’assoluto (ho scatenato la bestia 178 CV disponibili a 12.000 giri). Ad oltre 300 indicati sto già pensando alla prossima curva. Ho giusto il tempo di lanciare uno sguardo al tachimetro per leggere 316 kmh, poi mi attacco mani e piedi ai freni. Mi aspetta un tornante da brivido. Ogni volta che arrivo a questo punto mi assale una piccola incertezza. È solo un attimo ma so che potrebbe essermi fatale. Decido di dargli dentro, intanto col pensiero incrocio le dita sperando che la Fireblade non mi abbandoni. Salto con la ruota d’avanti in aria, appena uscito dalla curva. Mi fanno male i polsi ma sono felice come un bambino per l’impennata.
Non ho il tempo di esaltarmi che mi aspetta un’altra curvona, una di quelle curve che se sbagli l’ingresso non puoi fare più nulla, se non sperare che il guard rail non faccia troppo male.
Mi infilo in piena accelerazione, proprio nel punto in cui l’asfalto è più nero. La moto si schiaccia sotto il peso della centrifuga, sento sulla schiena ogni singola asperità del terreno. Non oso guardare il tachimetro, so che non è possibile pensare di affrontare una curva a questa velocità: non è razionale. Con gli occhi conto ogni centimetro che mi separa dal guard rail esterno. Misuro la distanza che resta alla fine della curva e la confronto continuamente con la mia distanza dal guard rail. Le note di Lo Zoo 105 “Minchia Paura …. Minchia Panico” rimbombano nella mia mente, ma la mano destra non ha nessuna intenzione di mollare l’acceleratore. La moto percepisce la mia indecisione e mi risponde con brevi oscillazioni, penso che questa moto ha un’anima, penso che la amo più di ogni altra cosa, sento il mondo precipitare e non capisco più nulla. Esisto soltanto io e la moto, vedo il guard rail, sento i battiti del mio cuore, la curva, il mio respiro dentro il casco ed una sensazione accecante s’impadronisce di me. Quando tutto finisce mi ritrovo solo al centro del rettilineo, con la moto lanciata alla massima velocità, e mentre plana sull’asfalto mi trasporta in una nuova dimensione, in un mondo che apparentemente sembra tutto mio.
P.S. Diciamolo che “si tratta di un sogno”, altrimenti il maresciallo della stradale mi ritira la patente … ed a tutti, vorrei CONSIGLIARE DI USARE LA MASSIMA PRUDENZA NELLE STRADE, demandando sogni e decolli esclusivamente in piste omologate …. Rispettiamo i limiti di velocità e quando siamo in moto continuiamo a volerci bene ed a rispettare il nostro prossimo….. BY

1 commento:

  1. Viri k chissa muzzica .... vacci pianu vecchia scimmia! Che se cadi ti caccolgono con il cucchiaino!

    RispondiElimina