martedì 21 aprile 2009

Lettera aperta ai candidati alla carica di Sindaco nel Comune di Mazara del Vallo

Rag. Giuseppe Gabriele
Componente R.S.U. c/o Comune di Mazara del Vallo
Blog - http://ggabriele.blogspot.com
E - Mail: ggabriel@tiscali.it
Cell. 3283730688


A tutti i candidati Sindaci
A S.E. Mons Domenico Mogavero


Oggetto: Lettera aperta ai candidati alla carica di Sindaco nel Comune di Mazara del Vallo
A tutti i candidati sindaci di questa nostra bella città, per ogni opportuna valutazione a fini del programma che sottoporranno alla città tutta in occasione delle imminenti consultazioni elettorali, mi permetto, in qualità di rappresentante dei lavoratori del Comune di Mazara del Vallo, di trasmettere alcune riflessioni sull’attuale situazione che travaglia il personale comunale, minando profondamente la serenità e conseguentemente la produttività del personale con i conseguenti riverberi negativi sulla qualità dei servizi resi ai cittadini.
La presente viene trasmessa anche all’attuale Sindaco Giorgio Macaddino, affinché, nell’eventualità dovesse ritrovarsi in futuro ad essere Primo Cittadino di Mazara, non ripeta errori che hanno profondamente disgregato e svilito i lavoratori del Comune di Mazara facendo tesoro della precorsa esperienza.
A S.E. Mons. Domenico Mogavero la presente viene trasmessa nella consapevolezza che nell’ambito della sua pregevole attività pastorale possa anch’egli fare la sua parte perché il lavoro diventi per ognuno di noi momento di crescita nella fede che ci accomuna a Cristo.
All’On. Cristalli, per confermare che ovunque esistono “traditori” e la maggior parte dei lavoratori del Comune di Mazara si sono sentiti “traditi” ripetutamente dalle ultime Amministrazioni che sul sacrificio dei lavoratori hanno costruito i loro comunicati stampa pieni di “obiettivi raggiunti” mortificando chi per il raggiungimento di quegli obiettivi aveva speso il proprio entusiasmo ed il proprio “tempo lavoro” lasciandolo senza prospettive di miglioramento e con l’amaro in bocca.


Il Componente R.S.U .
Giuseppe Gabriele

Lettera aperta ai candidati alla carica di Sindaco nel Comune di Mazara del Vallo

“Una macchina è in grado di lavorare come cinquanta uomini comuni, ma nessuna macchina può svolgere il lavoro di un uomo straordinario” (Elbert Hubbard)

Da quasi vent’anni presto la mia attività lavorativa presso il Comune di Mazara del Vallo e sono stato ripetutamente rappresentante dei lavoratori. Tanta acqua è passata sotto i ponti, tante Amministrazioni si sono succedute, ma il motore della macchina amministrativa costituito dai dipendenti comunali si è più volte inceppato perché sono a poco poco venuti meno gli imput motivazionali che costituiscono il carburante primario per garantire l’efficienza della Pubblica Amministrazione.
Sono passati quasi vent’anni, ma non ho mai abbandonato la mia ambizione di impegnarmi nel sociale anche attraverso la mia attività lavorativa di dipendente del Comune di Mazara del Vallo e come sindacalista, perché ritengo quantomai indispensabile e necessaria, per una crescita sociale connotata da elementi etici, la rivendicazione di garantire a tutti situazioni lavorative sicure e di benessere, che gratifichino il lavoratore facendolo sentire parte essenziale di un processo economico produttivo che mira alla crescita della nazione ed al bene comune.
Il lavoro è una parte fondamentale della vita dell’uomo ed il posto di lavoro è una di quelle formazioni sociali, tutelate dalla Costituzione, entro cui si esplica la personalità dell’individuo. Orbene, oggi i lavoratori del Comune di Mazara non possono sentirsi inseriti in una organizzazione lavorativa che possa definirsi una formazione sociale di questo tipo, che mira al benessere organizzativo come fattore primario di produttività
Infatti, il termine “Produttività” indica l’essere produttivo, la capacità o attitudine a produrre con connotazioni spiccatamente economiche. Osservando le dinamiche produttive all’interno del Comune di Mazara, ci si accorge che esiste un sistema economico avvelenato da metodologie che non solo non mirano alla massima produttività, ma che ignorano troppo spesso che dietro all’erogazione di servizi ci sono comunque “valori”: non solo la “diligenza”, ma anche tutta una serie di valori che sono quelli che possono trasformare il “capo” in “leader” ed in genere il lavoratore in soggetto attivo e partecipe di un progetto comune di benessere collettivo, con conseguenti innegabili positivi effetti di incremento di produttività. Una produttività con connotazioni etiche, una produttività “sostenibile” e rispettosa dell’Uomo.
Il Ministero della Funzione Pubblica ha emanato la direttiva 24 marzo 2004 avente ad oggetto “Misure finalizzate al miglioramento del benessere organizzativo nella pubbliche amministrazioni “.
La direttiva si pone come un primo passo verso un radicale cambiamento culturale all’interno delle P.A., ponendo il clima organizzativo come fattore-cardine di incremento dell’efficienza delle stesse.
I valori di riferimento divengono quelli dell’attrattiva dei talenti migliori, dell’accrescimento del senso di appartenenza,del miglioramento dei rapporti tra dirigenti e personale, del potenziamento delle motivazioni dei dipendenti, dell’ascolto degli stessi sulle questioni che incidono sulla qualità della vita e delle relazioni sui luoghi di lavoro.
Il benessere organizzativo deve essere riconosciuto come fonte di valore aggiunto, come condizione che favorisce una tensione verso l’affinamento della prestazione lavorativa, all’interno di un ambiente di lavoro caratterizzato da lealtà e correttezza di rapporti; il benessere, dunque, come fattore della produzione.
Un buon clima organizzativo può risultare decisivo in primis per un generale incremento di produttività delle amministrazioni, ed in secondo luogo per una efficace collocazione sul mercato di quei servizi che vengono resi in regime di concorrenza con soggetti privati.
Meglio dunque una produttività sostenibile e rispettosa di valori etico-sociali, che da un lato consenta dei migliori risultati aziendali e dall’altro si concretizzi attraverso un sapiente dosaggio tra misure quantitative (produrre di più) e qualitative (produrre meglio).
Ma secondo l’Amministrazione comunale di Mazara non è economicamente redditizio investire sul capitale umano, sulla formazione, sugli incentivi, sul benessere dei propri lavoratori, in quanto tutto si riduce ad un puro rapporto economico tra il lavoratore da un lato – che fornisce il proprio lavoro (e non sempre secondo le sue effettive capacità e professionalità) – e l’Amministrazione dall’altro – che retribuisce tale servizio (e non sempre o per meglio dire quasi mai secondo criteri di equità e di parità di trattamento). L’uomo è dunque considerato solo come homo economicus.
Il fine indiscutibile delle P.A. dovrebbe essere quello di rendere il servizio pubblico competitivo e concorrenziale, ciò che deve cambiare sono le modalità impiegate per conseguire tale fine e le priorità assegnate ai diversi componenti del processo produttivo, tra cui figura appunto l’uomo. Il lavoratore non può e non deve essere considerato solo homo economicus. La responsabilizzazione, il rispetto, il riconoscimento e l’apprezzamento per il lavoro svolto, la meritocrazia devono avere la parte da leone affinché il lavoratore, non solo homo economicus, si possa sentire compartecipe del risultato dell’attività amministrativa e riconosca, anche se solo in piccolissima parte, di esserne artefice. Egli deve dunque avere una percezione positiva del proprio rapporto di lavoro perché sa che tale rapporto non si riduce a un mero scambio lavoro/retribuzione. Egli troverà così quell’elemento propulsivo che si chiama “motivazione”.
Occorre ancora specializzare ognuno nella propria “eccellenza” non dimenticando che nel luogo di lavoro ognuno proietta la propria identità che esige comprensione e rispetto, verificando costantemente, con attenzione e responsabilità, la “sostenibilità” degli “obiettivi di produttività” onde evitare il collasso della struttura.
Ma stiamo qui parlando di “strategie gestionali” rivolte al capitale umano “dell’azienda Comune” e mentre tutta la normativa italiana è rivolta a rimarcare l’importanza del cosiddetto “benessere organizzativo” volto a far sì che il lavoratore “si senta bene” all’interno dell’organizzazione e “sentendosi bene”, si senta gratificato, valorizzato, compreso nel suo impegno lavorativo e per ciò stesso si identifica con l’organizzazione ed è spinto a produrre di più e meglio, il Comune di Mazara , o per meglio dire l’Amministarzione capeggiata dal Sindaco Macaddino, ha soppresso il Settore “Organizzazione e gestione delle risorse umane” riducendolo a semplice Ufficio del Personale ed ancor peggio ha tranciato il legame tra la parte giuridica ed economica di gestione del personale, frammentando il Servizio personale in due uffici (l’Ufficio Trattamento Giuridico” e l’ufficio “Trattamento economico”) incardinati in due diversi Settori con diverso vertice gestionale. Ha così ulteriormente frammentato le strategie gestionali inerenti il personale comunale e le strategie volte al “benessere organizzativo” sono l’ultimo dei pensieri.
Gli ambienti di lavoro, come quello esistente al Comune di Mazara, che si caratterizzassero per la sussistenza di relazioni interpersonali "difficili" a causa dell'ambiguità di ruoli e mansioni o di un'organizzazione del lavoro non curata, per la mancata valorizzazione di competenze e abilità, il sovraccarico o sottocarico lavorativo, per una cultura improntata sull'esasperazione gerarchica e sulla competitività interpersonale, sulla riduzione dei costi e l'aumento della produttività e dei profitti senza badare alla qualità del prodotto, del servizio e del lavoro e senza tenere conto della limitatezza delle risorse, sono sicuramente ambienti a forte rischio.
Ferma restando l’esigenza indiscussa di aumentare la produttività delle Pubbliche Amministrazioni, a ciò chiamate nella loro mission di soddisfazione dei bisogni del cittadino utente in termini di elevazione qualitativa e non solo quantitativa dei servizi erogati alla collettività amministrata, ciò su cui porre l’attenzione per perseguire un obiettivo anche eticamente corretto di maggiore produttività, è il dispositivo etico, antropologico e comunicativo che dovrebbe caratterizzare i legami e le funzioni all'interno di un gruppo omogeneo ed organicamente strutturato.
Si é invece manifestata la caduta di valore del soggetto agente all'interno del mondo del lavoro:dall’'homo faber all’ homo economicus.
Questa desertificazione di soggettività e di regole antropologiche rimanda al problema del benessere organizzativo come questione di civiltà, come spartiacque tra un esercizio etico dei poteri organizzativi ed una gestione delle risorse umane attraverso modalità non lecite e lesive della sfera morale dei lavoratori.
In questi giorni in cui tutti parlano di “bene comune”, si dovrebbe riflettere sulla circostanza che il percorso che conduce al raggiungimento di questo fine ha due tappe fondamentali: il mondo familiare ed il mondo del lavoro. Benessere nella famiglia e benessere sul lavoro sono un binomio inscindibile e necessario perché è proprio tra la famiglia ed il posto di lavoro che ognuno di noi trascorre la maggior parte della propria esistenza. Ecco perché noi tutti dovremmo impegnarci, ognuno per la nostra parte, perché si riesca a vivere con serenità, responsabilità e sicurezza la propria situazione lavorativa, altrimenti il “bene comune” rimarrà solo un’utopia di cui ogni tanto ci riempiamo la bocca.

Nessun commento:

Posta un commento