sabato 13 settembre 2008

CSA Pubblico Impiego

PRIMA LE TEORIE DI ICHINO, POI LA CAMPAGNA MEDIATICA DIFFAMATORIA, ORA IL DECRETO TREMONTI

Da molto tempo troppi segnali preannunciavano uno tsunami sul Pubblico Impiego.
Detto e fatto.
Fra altre cose più importanti, ma neanche tanto, anche quest’anno, come il 2006, per noi sembra esserci solo la vacanza contrattuale: 6 o 7 € lordi di aumento mensile. Alla faccia degli stipendi raddoppiati di cui favoleggiano i giornali “telecomandati”.
Ma nel merito entreremo poi. Non sono tanto e solo alcuni contenuti del DL 112 che ci fanno imbestialire, quanto la campagna mediatica, periodicamente alimentata ad arte, che pone deliberatamente, tout court, ogni dipendente pubblico fra i fannulloni.
I lavoratori rappresentati dal nostro sindacato (Regioni e Autonomie locali) operano fra e per le comunità locali e rispondono con passione e competenza alle esigenze e ai bisogni dei cittadini. E per fare il loro dovere, devono affrontare, in servizi nevralgici, drammatiche carenze di dotazioni organiche, di mezzi, di adeguata formazione...
Eppure questi lavoratori raggiungono risultati insperati.
Non vogliamo però negare che nella P.A., come anche nel privato, vi possa essere una fisiologica presenza di nullafacenti, che sono cosa ben diversa dai fannulloni, ma ove ciò avviene è a causa di carenze organizzative strutturali, spesso volutamente non affrontate dalla dirigenza e dalla politica, che preferiscono di gran lunga tanto personale mal pagato, al posto di un congruo numero di dipendenti professionalmente capaci e adeguatamente retribuiti.
La politica, appunto!
A noi non fa paura la parola “licenziamento”; ci fa più paura il fatto che non si chiami in causa il convitato di pietra dell’organizzazione della P.A.:
la politica.
La politica più pagata d’Europa che dà la caccia ai dipendenti pubblici meno pagati d’Europa. La politica che usa le assunzioni nella P.A. come opportunità clientelare o come ammortizzatore sociale, senza programmazioni legate alla rispondenza delle piante organiche alle mutate esigenze del lavoro pubblico e alle nuove aspettative di modernità dei cittadini. La politica che inventa non di rado funzioni fantasiose, quanto inutili e costose, che nel tempo si riproducono e si allargano.
La politica (tutta la politica – nessuno escluso) che, per rispondere al forte e giusto obiettivo di moralizzazione richiesto dal Paese, sbaglia clamorosamente (o deliberatamente?) bersaglio e spara sull’anello più debole della catena: i dipendenti da 1.100/1.200 € al mese (quando li prendono!).
Pertanto rimandiamo il sasso a chi lo ha scagliato, e chiamiamo anche gli altri sindacati a esprimersi su questo tema.
Noi chiediamo:
· una dirigenza capace di creare strumenti e opportunità, oggettivi e trasparenti, in grado di valorizzare le capacità di ogni lavoratore;
· che cessi la distribuzione a pioggia e indifferenziata del salario accessorio che trasforma i lavoratori in “todos caballeros”;
· che sia rispettata la tempistica e le modalità delle valutazioni del merito;
· una selezione equa e oggettiva del personale per aumentare la qualità del lavoro al fine di poter poi pretendere aumenti stipendiali adeguati al posto delle mance finora ricevute;
· una programmazione certa di percorsi di carriera, legati al merito e alla professionalità.
No, signori delle Caste: noi non ci stiamo!
Noi proponiamo un percorso di qualità, non un anacronistico linciaggio di piazza.
A voi una risposta immediata
Ma state sicuri che non ci venderemo per contratti privi di qualità e di contenuti positivi come quelli che ci volete proporre.

Tratto dal Sito CSA

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